Criptogenesi - 62° puntata

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Criptogenesi - 62° puntata
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Rimase ancora un po' di tempo nell'accogliente locale, si gustava la bellezza incantevole di quell'inestimabile panorama, erano momenti in cui respirava a pieni polmoni e si sentiva in pace con se stesso, lontano da quello che avvertiva da qualche tempo come un elemento intrusivo nella sua vita, Greta...

Con quest'ultimo stato d'animo giunse all'appuntamento con la caposala, le mandò un messaggio dicendole che era arrivato, lei rispose prontamente dandogli un appuntamento nel parcheggio dell'ospedale, poco più di 5 minuti e arrivò da lui, lo salutò con un abbraccio e lo accompagnò in un padiglione staccato dal nosocomio...

Entrarono in uno studio appena più grande dei soliti in cui erano stati, la donna invitò Fabrizio a mettersi in libertà, ma quando l'uomo fece la mossa di slacciarsi i pantaloni lo bloccò...

"Aspetta, non togliermi questo piacere, lascia fare a me..."

Lo fece distendere sul lettino, indugiò con qualche carezza iniziale in loco, poi sfilò quel tanto che bastò i pantaloni, l'uccello era già abbondantemente in tiro, lo guardava, solo gli slip erano rimasti come ultimo esile baluardo, qualche secondo di attesa e la mano si gettò vorace estraendo il membro completamente turgido, l'occhio clinico era affiancato dall'evidente voglia della donna, che con voce roca domandò...

"Molto bene, com'è andata a livello sessuale, qualche problema??"

Fabrizio deglutì un paio di volte, poi con un filo di voce...

"Non ho ancora scopato, non lo so..."

Gli sguardi si incrociarono...

"Non c'è problema, il tuo cazzettino sta bene, tra un po' starà ancora meglio...", una buona metà del membro sparì nella cavità orale della donna, inghiottito ad intermittenza, anche Fabrizio sentiva il bisogno di farsi trasportare dai sensi, con una mano risalì lungo le sottane della donna, scostò le ridottissime mutandine e incominciò a rovistare in lungo e in largo le parti intime...

La temperatura stava salendo alle stelle, l'ambiente si stava facendo rovente, si liberarono di tutti gli indumenti, la caposala rimase con calze e reggicalze, era una signora molto desiderabile, a quello spettacolo l'uccello di Fabrizio reagì con un'erezione spaventosa, l'uomo si avvicinò alla donna, e le sussurrò all'orecchio...

"Adesso vorrei fare qualcosa io, se me lo permetti..."

"Ce l'hai scritto in faccia cosa vuoi farmi, non ci sono problemi..."

Fabrizio rimase un attimo interdetto, non aveva detto ancora nulla, ma la donna era la caposala, le sue intenzioni erano per lei palesi...

"Se vuoi là sopra c'è del lubrificante, per me puoi fare come preferisci..."

"Girati e piegati sul lettino, ci penso io...", disse scendendo verso le sue sode chiappe.

Fabrizio leccò avidamente i due pertugi, andando avanti e indietro con la lingua, infine si concentrò sul pertugio anale, cercando una penetrazione linguale, finché lasciò un'abbondante quantità di saliva, rialzandosi inserì due dita nel culetto della donna, dopodiché le estrasse e puntò deciso il glande contro quel desiderato forellino, che non provò la benché minima resistenza, alla prima spinta vigorosa una buona metà era già entrata, un attimo di ambientamento e altre due spinte, ormai era rimasto ben poco, l'uomo rinforzò la stretta sui fianchi della donna e la tirò con virilità verso sé, l'ultimo ostacolo venne superato e l'uccello profanò completamente l'orifizio.

"Mmmhhhhhh, che bel cazzo che hai, ci avevo messo gli occhi addosso da subito, avevo capito che me lo avresti messo in culo, prima o poi, con una moglie insopportabile come hai è stato un gioco da ragazzi farti mio, adesso vai, completa l'opera..."

"Ti riempio..."

"Fallo, non aspettare, fallo..."

Fabrizio afferrò saldamente la donna per i morbidi fianchi, ricoperti da quel pelo di carne in più che rendeva le sue curve morbide e irresistibili, godeva della visione di quel culo che si espandeva sotto le spinte roventi del suo cazzo, ma il bisogno associato al desiderio lo fecero arrivare in breve tempo all'orgasmo, inondando lo sfintere anale di soda consistenza organica, la donna, che si stava masturbando al ritmo delle imbudellate ricevute, gli chiese di passare un attimo davanti, rapidamente l'uomo soddisfò la gentile richiesta ricevuta e l'ingresso del membro in vagina contribuì a farle toccare il piacere personale...

Si ricomposero un attimo, la donna fece distendere nuovamente l'uomo sul lettino, questa volta lo sguardo, per quanto sconvolto dall'orgasmo appena avuto, era ritornato professionale, controllò attentamente il membro millimetro per millimetro, per emanare la seguente sentenza...

"Benissimo, sono felice, intervento perfettamente riuscito, e soprattutto ti comunico che non hai nessuna malattia autoimmune, carissimo Fabrizio..."

A questo annuncio l'uomo si rialzò, scendendo dal letto abbracciò la caposala, poi si concessero un ultimo momento di intimità, regalandosi un reciproco bidet, si rivestirono in silenzio, fu la donna a proferire le prime sillabe...

"Fabrizio, sei un bellissimo ragazzo, ti chiaverei e ti darei il culo ogni giorno, ma questo consideralo un regalo d'addio, io riprendo la mia vita e tu la tua, è stato stupendo quello che abbiamo fatto, pensa di aver eseguito un test sul campo, che hai superato brillantemente, complimenti, me l'hai infilato tra le chiappe a dovere, hai un gran bel cazzo..."

L'uomo non obiettò minimamente, diede un altro abbraccio alla caposala, salutandola semplicemente con un cenno del capo, prima di girarsi velocemente per evitare di piangere dall'emozione, stava guadagnando velocemente l'uscita dalla stanza quando venne richiamata un istante dalla donna...

"Fermati un attimo, fammi vedere meglio, mi sembrava che stessi per piangere..., sì, vai via, vai via caro, vai via subito, altrimenti ti prendo e ricominciamo da capo..."

Il viaggio di ritorno verso il negozio fu estremamente distensivo, Fabrizio pennellava senza affondare le curve stradali, aveva l'animo leggero, stranamente non si sentiva in colpa per quello che era appena successo, non doveva renderne conto a nessuno, certo, aveva fatto sesso, ma tutto era finito lì, chi aveva in un certo senso *armato la pistola* era stata proprio sua moglie, con tutta la sua assurda e ingiustificata gelosia, che lo avevano spinto tra le accoglienti braccia della caposala, seppur striminzita, nella sua mente poteva bastare come giustificazione per l'accaduto.

Con insospettata leggerezza aprì il negozio, nel frattempo un messaggio di Greta gli annunciava sinteticamente che si sarebbero fermati dai suoi per tutto il week-end, ancora più rinfrancato da quella lettura si diresse al piano superiore, il computer e la nuova passione per le criptovalute lo stavano attendendo.

Fine
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