Non ti dimenticherò

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Non ti dimenticherò
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Ci sono fatti che, per la loro natura, passano nella nostra vita quasi senza lasciare traccia, ed altri che, più o meno marcatamente, creano solchi, ferite, abrasioni, distorsioni nel nostro cuore e nel nostro animo, questo racconto è esageramente della seconda tipologia, elevando le emozioni alla massima potenza possibile.
Premetto che cercherò di mantenere la descrizione degli eventi su livelli relativamente tranquilli, ma se avete qualche problema o siete molto sensibili, forse è il caso che evitiate di leggere le righe che seguiranno, a causa dell'argomento trattato.

Ambientazione

Una bella serata, calda e suadente di fine estate, sabato sera, dopo una giornata passata a lavorare nel negozio, volo in casa per farmi una doccia e mangiare un boccone, la mia fidanzata dell'epoca mi aspettava per uscire, ed era un peccato  farla attendere, anche perché era molto puntuale di solito.
Verso le 9  sono pronto, sto per imboccare le scale ma mio fratello mi sbarra la strada.
"Ohhh, e te??"
"No niente, ci sono dei problemi per il negozio"
"Ancora, che 2 palle!!!"
"Non è facile chiuderlo nella maniera che avevamo progettato, sono sorte delle complicazioni..."
"Ascoltami, parlo una volta sola perché ho fretta, non ti sopporto così, remissivo, stanco, depresso, avvilito, dov'è il mio fratellone che mi ha sempre sorretto e sostenuto nella vita?? Te la fornisco io la soluzione, adesso vai di sotto, ti guardi qualcosa in TV, verso mezzanotte vai a dormire, domani mattina se ne hai voglia vai alla gara podistica, ed a pranzo vieni su dalla mamma, mangiamo insieme e fino a sera cerchiamo la soluzione migliore per quel cazzo di negozio, a costo di sbattere la testa contro il muro, sono stanco, è un mese che non se può più, hai cambiato più volte decisione di una banderuola nel mezzo di una tempesta, basta, è ora di dare la botta definitiva, quello che sarà stabilito sarà fatto."
"Va bene" aggiunge lui alla fine del mio piccolo monologo, e lo lascio con la mia mano con il pollice alzato.

Serata

La mia ragazza era molto spumeggiante quella sera, strano perché di solito non si lasciava andare, invece era allegra, vivace, anche trasgressiva, per cui dopo essere stati a ballare con i nostri amici, non trovò nulla di meglio da fare che chiedermi di appartarci in macchina, cosa che accolsì con molto piacere, avevo anch'io voglia di intimità.
Dopo aver fatto degnatamente quello che dovevamo fare, c'era ancora il tempo per bere qualcosa, andammo in un pub per sorseggiare una birra, era bello perdersi nei suoi occhi, e lei si perdeva nei miei, eravamo cotti l'uno dell'altro.
Dopo averla riaccompagnata a casa, non senza un'altra dose di tenere effusioni, le diedi l'appuntamento per la giornata seguente, chiudendo lentamente il suo portone di casa. Accesi la mia vettura, c'era il letto che mi stava giustamente reclamando e con tutta la tranquillità e pace del mondo feci il percorso di ritorno verso la mia abitazione.

Nottata

Apro il portone di entrata, salgo le scale con il mio passo felpato, è notte fonda e non voglio rompere le scatole a nessuno, ed entro al piano di sopra, dove abitavo con i miei genitori. Vado nel buio in cucina, mangio qualcosa, non ricordo di preciso, non ho bisogno di accedere luci, in quella casa sono nato, cresciuto e vissuto fino a quel momento, e la conosco palmo per palmo, oltretutto le finestre aperte per il gran caldo lasciano entrare la luce dei lampioni dell'illuminazione pubblica.
Vado in bagno, mi sistemo per la notte, ed in punta di piedi vado a letto, finalmente, sentivo la sana stanchezza della giornata, nulla di eccezionale ma è ora di dormire, finalmente, il giorno seguente c'è una questione finalmente da risolvere, il problema è stato solo accantonato, non avevo parlato a caso qualche ora prima con mio fratello.
Sono lì, nel mio lettino, che provo a prendere sonno, mi giro e rigiro un po' di volte, rileggo mentalmente la giornata, ripasso le cose positive, approfondisco un po' di più quelle negative, e sento che sto per addormentarmi, quando tutto ad un tratto qualcosa rompe la quiete notturna.

Un botto, forte, cupo, inquietante, anzi, forse due botti, quasi simultanei, strani, cazzo quanto sono strani, non ho mai sentito nulla del genere, che provengono dalla strada principale, mi tolgono la serenità, non c'è da stare quieti, devo alzarmi.
"Che cazzo è stato, a quest'ora?? Stanno provando a sfondare la porta dei garages, rompono una finestra, mi tocca star su, se quell'altro ha sentito e c'è davvero qualcuno, è meglio che mi dia una mossa, avrà sicuramente bisogno di una mano", penso, mentre in un lampo sono già in piedi, pronto per percorrere il corridoio ed arrivare sul balcone, dove avrei potuto facilmente dominare la zona sottostante, ma l'improvvisa accensione della luce delle scale blocca i miei movimenti, è mia cognata, che salendo rapidamente le scale, mi ordina "Cercalo!!!"
"Cercalo, chi???"
"Come chi, tuo fratello!!!!!"
Stavamo parlando a voce alta, e si svegliano insonnoliti mia mamma e mio babbo, che chiedono cosa stesse succedendo.
Gli attimi successivi non li ricordo perfettamente, la mia mente rammenta che sento una forte spinta alle spalle, che mi costringe a fare contro voglia la prima delle 2 rampe delle scale che portano in soffitta, c'è mia cognata dietro di me, che mi dice "Vai!!"
Ma che cazzo sta succedendo, ma è tutto vero??? Cosa c'è in soffitta, o meglio, chi c'è?? Assurdo, assurdo, assurdo.....

Faccio la seconda rampa di slancio, e come varco la porta di ingresso nella soffitta, qualcosa mi colpisce come un fortissimo pugno alla bocca dello stomaco, un nauseante e prepotente odore, un misto di polvere da sparo e sangue, mi fa quasi cadere indietro, è troppo forte, tutto chiuso lì, nella scarsa altezza della soffitta.
"Dio ...... si è sparato!!!" urlo, ed inconsciamente inizio a girare la testa a destra e sinistra, nella speranza di trovarlo, o meglio ancora, di vederlo venirmi incontro ferito e bisognoso d'aiuto.
Ripeto mentalmente "Signore, ti prego, fa che si sia solo fatto male, ti prego, prima ho bestemmiato, adesso sono qui, ti prego, ti scongiuro, non puoi farmi questo, non farlo, non prenderlo, lasciamelo qui...." e quando per l'ennesima volta giro la testa a sinistra, la porticina che chiude l'angolino dove mio babbo faceva le cartuccie da caccia si apre leggermente, con un maligno scricchiolio, e da sotto la porta inizia ad allargarsi una pozza scura, sangue, e dietro un'altra cosa, la doppietta in mezzo alla pozza, ed il piede sinistro inconfondibile di mio fratello.

"Dio mi rimani solo tu, aiutami, aiutami perché non ce la posso fare, è troppo!!", ma Dio aveva logicamente altre cose da fare, e con tre balzi arrivo nella piccola stanzina, dove l'aria è praticamente irrespirabile.
Mi trovo mio fratello davanti, seduto, forse leggermente inclinato in avanti, non ricordo perfettamente tutto, so che l'azione devastante dei 2 colpi della doppietta (ecco la natura dei colpi che avevo sentito poco prima) era riuscita a polverizzare oltre la metà della testa di mio fratello, ma il mio cervello ha rimosso quei fotogrammi, con il meccanismo di protezione della mente, per cui so che era rimasto molto poco, lo ricordo perché me lo sono ripetuto fino alla nausea, ma le immagini non ci sono più nella mia mente.

Aveva caricato la doppietta, che era caduta in avanti tra le mie gambe, e con le mani o con le dita dei piedi era riuscito a far esplodere entrambi i colpi, riuscendo a realizzare il suo triste proposito di farla finita, di lasciare quel mondo dove non riusciva più a trovare la corretta dimensione della sua vita.
Io avevo quasi le gambe in spaccata, per evitare di calpestare la pozza di sangue che si stava allargando sempre più, era enorme, e mi ricordo che c'era mia mamma che era trattenuta a stento sulla porta di accesso alla soffitta, che continuava ad urlarmi "Tienilo, tienilo, tienilo su, tienilo su, che si scola!!!!!" 

La sua paura più recondita è quella che perdesse tutto il sangue, povera mamma, se vedi cosa mi trovo davanti, non avresti più questa paura, non c'è più niente da dire, siamo tutti inutili, non possiamo fare niente, è morto, è morto, è morto......
Lo sorreggo con la mia mano sinistra per l'avambraccio destro, e lo appoggio delicatamente alla spalliera, ce l'ho di fronte a me, e lo spettacolo è fraziante, per questo motivo so che io non sarò mai soggetto a svenimenti, quello che ho dovuto vedere è fuori da ogni immaginazione, so (non ricordo l'immagine, ma so) che l'unica parte della testa rimasta ero riuscito ad appoggiarla al muro della stanzina, non so dove avessi toccato, se il collo, se i pochi capelli rimasti, o semplicemente avessi assecondato il suo movimento senza vita verso il muro, non so, ci sono frequenti black-out nella mia mente a distanza di tanto tempo.

Ricordo che gli parlavo, che ci dicevo di stare tranquillo, che non lo avrei abbandonato, che nessun avrebbe fatto nulla di male, che lo avrebbero trattato bene, che lo avrebbero rispettato, tutti pensieri assurdi, ma talmente assurdi che quando sono arrivati i sanitari per aver cura della sua salma, uno di loro fece un movimento brusco, qualcosa tipo strattonarmi per togliermi dalla posizione che avevo assunto, non lo avesse mai fatto: ho lasciato la presa di mio fratello, e gli ho portato la sinistra afferrandolo saldamente per il collo, e guardandolo diritto negli occhi, gli dissi:
"Non ne hai colpa, ma non mi rompere il cazzo, io sto qui finché non lo portate giù, e fate le cose per bene, altrimenti vi spacco la faccia"
Nessuno obiettò, e come in trance, guardai tutto quello che stavano facendo, ma non ricordo nulla.
A distanza di qualche giorno rintracciai la persona che avevo afferrato per il collo e gli porsi le mie più sentite scuse per il mio comportamento, e lui mi prese sotto braccio, e mi disse che in quel momento non potevo essere io, che ero da un'altra parte, che quello che sto vivendo era il peggior incubo della mia vita.

Quella maledetta notte io non ho perso solo un fratello, ho perso il mio miglior amico, il mio vero padre, la persona con cui avevo vissuto la maggior parte della mia vita fino ad allora, il mio compagno di tante corse, di tante partite di calcio viste in TV, avevo perso il mondo che avevo avuto fino ad allora, e mi ritrovavo solo, senza la mia guida ed il mio punto di riferimento, disorientato ed incerto in tutto quello che avrei dovuto affrontare di lì a poco.
Quante volte, a distanza di tempo, anche adesso che sono passati tanti, troppi anni, mi sono chiesto se avessi potuto fare qualcosa per evitare la morte di mio fratello, se avessi potuto cambiare il destino e far sì che sarebbe potuto essere ancora tra noi, e la risposta certa, la verità assoluta non l'ho trovata, probabilmente quello che si portava dentro da tempo lo stava lacerando, qualcosa ogni tanto traspariva, ma il suo ultimo, fatidico disperato gesto non lo avevamo calcolato nessuno, ci ha presi in contropiede, e ci ha fottuti inesorabilmente, oltre a fottersi la vita.

Un paio di volte ho avuto la sensazione, svegliandomi di soprassalto, che lui fosse in casa, pura suggestione, ma sono scattato dal letto, cercandolo assurdamente per casa, quasi lo potessi trovare, e l'angoscia del mancato ritrovamento era atroce.

Il dolore è senza fine, non mi rassegnerò mai, non avrò pace mai, mai......mi manchi, non posso accettare quello che hai fatto......
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